Illuminare le periferie: anche quelle del calcio

di Andrea Riscassi

“La Federazione ha fatto investimenti e la crescita c’è, ma è lenta. Perché in Italia prevale ancora un certo spirito maschilista, ignoranza e scetticismo sono difficili da cancellare e il calcio è inteso come maschio, qui, nonostante il mondo ci mostri il successo crescente delle donne. Ci manca l’aiuto dei media, della tivù in particolare, per convincere gli sponsor a investire nel movimento. L’aiuto della Rai sarebbe fondamentale. Penso al Maestro Manzi quando con ‘Non è mai troppo tardi’ portò l’italiano a tutti e sono convinto che se la televisione di Stato desse spazio alle nostre partite, facesse vedere che le ragazze fanno sul serio, attirerebbe il pubblico, il giornale, gli sponsor, e ci avvicinerebbe all’Europa. È anche un tema sociale questo, da servizio pubblico”.

Quando poco fa ho letto l’intervista di Antonio Cabrini, ct della nazionale azzurra femminile al Giorno, ho fatto un salto sulla seggiola. Perché ciò che dice l’ex campione del mondo è esattamente ciò che ho pensato in queste ore rientrando dalla trasferta con l’Under 17 femminile in Inghilterra (partita finita con un pareggio, risultato che non ci farà disputare il prossimo Europeo di categoria). Chiacchierando con l’allenatrice delle azzurrine (Rita Guarino, ex bomber di razza) alla fine della trasferta ci è stato fatto un appello perché si continui a parlare del movimento calcistico femminile. I cui numeri segnalano un aumento di tesserate dell’80 per cento negli ultimi 5 anni, grazie alle riforme introdotte dal presidente della Figc Tavecchio, ma è ancora nulla rispetto ad altre realtà europee o americane. Soprattutto perché nel nostro paese il calcio femminile è ancora legato a quello dilettantistico e le ragazze, anche le migliori, non possono diventare professionisti di questo sport.

L’Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, ha come obiettivo ottenere che il Servizio pubblico illumini le periferie e questa del calcio femminile è sicuramente una di queste. Facciamo quindi nostro l’appello di Antonio Cabrini e di tutti gli appassionati di questo sport troppo spesso considerato solo ad appannaggio maschile. Siamo certi anche noi, come il CT Cabrini che “nel calcio il futuro è donna”.

Ad maiora.