In Venezuela centinaia di giornalisti minacciati, perseguitati o impossibilitati a lavorare

lila_vanorioLila Vanorio aveva un bel lavoro in una radio giovane e libera di Caracas, Venezuela. Dopo le manifestazioni e i morti del 23 gennaio aveva invitato in studio Juan Guaidò. “E’ la notizia del giorno e ci pagano per questo”, avrà detto ai suoi colleghi.

L’intervista non è mai andata in onda e tre giorni dopo il Governo ha chiuso la radio e lasciato per strada tanti giovani colleghi.

Il fidanzato di Lila invece è esiliato. Da un anno, vive in Colombia dopo che Maduro ha minacciato l’arresto per un’inchiesta sulla corruzione ai piani alti del Governo.

Come loro, in Venezuela altre centinaia di giornalisti. Minacciati, perseguitati o impossibilitati a lavorare. E a chi non si adegua viene tolta la carta e molti giornali, da tempo, non escono per questo. Per mancanza di carta!

Oggi anche io ho lasciato questo bellissimo Paese, accompagnato e protetto da due funzionari dell’ambasciata italiana e due carabinieri. Angeli custodi.
Immigrato irregolare ed ospite non gradito: così dice il Governo venezuelano che minacciava l’arresto se non salivo sul primo volo.
Dietro di me, lascio tanti colleghi, in perenne lotta. Sincera e coraggiosa.
A loro, va tutto il mio affetto.

Giammarco Sicuro,
Inviato Rai a Caracas.