Isabella Mezza, sensibilità e rispetto per gli altri

di Rita Mattei

Molti conoscevano l’amore di Isabella per l’arte, la letteratura, la musica, le sue recensioni pubblicate nei cataloghi d’arte e di rassegne teatrali.

Pochi, forse, conoscevano il grande impegno che metteva in tutti i suoi servizi, dal piccolo fatto di cronaca al rapimento e l’omicidio di un bimbo di due anni. Blocchi pieni di appunti che leggeva e rileggeva.

E passeggiava. Si, Isabella passeggiava. Su tacchi così alti che solo lei poteva indossare con tanta disinvoltura. Lo faceva nello spazio ridotto della redazione o nel lunghissimo corridoio al secondo piano di Saxa Rubra.

Quando il capo redattore, Filippo Nanni, mi chiedeva “Hai visto tu il pezzo di Isabella? E’ al montaggio?”, capivo che era il momento di cercarla. Lei mi guardava con quegli occhi chiari e immensi e diceva “Sto cercando il filo del racconto”. Le facevo notare l’ora, la messa in onda era vicina, suggerivo “E se partissi dalla notizia?”. A volte funzionava. Sorrideva e tornava alla sua scrivania. In ogni caso, magari all’ultimo momento, il pezzo era sempre pronto.

Quante volte abbiamo scherzato sul “filo del racconto”! Isabella era una donna intelligente, colta, dotata di autoironia.

Originale, uno stile tutto suo, elegante anche nelle occasioni più improbabili, mai un capello fuori posto, trucco perfetto. Non ho mai capito come facesse. Piccola, esile, apparentemente fragile, Isabella aveva una grande forza e regalava un sorriso a tutti.

Anche quando la vita non le sorrideva, anzi la metteva di fronte a dure prove. La sua grande sensibilità e il rispetto per gli altri la portavano ad occuparsi con tatto, in punta di piedi, di temi molto delicati. Vorrei avere quella fede che ti fa immaginare una persona che ti lascia, finalmente felice nella luce, circondata da angeli mentre una musica dolcissima l’accarezza come faresti tu.

Riesco soltanto a immaginarla, voglio immaginarla, serena, senza più dolori, senza più pene, girovagare non so dove, in qualche posto rassicurante, col suo taccuino, a cercare il filo del suo prossimo racconto.