Care colleghe, cari colleghi,
nella prima edizione del nostro tg di sabato 1 febbraio due volte, nei titoli e nel servizio di apertura, abbiamo appreso che esistono “omicidi passionali”. Una scorrettezza da un punto di vista formale e deontologico.
In qualità di giornalisti del Servizio Pubblico abbiamo forse una maggiore responsabilità nel chiamare la violenza di genere con il giusto nome: “femminicidio”; per dare riconoscimento e dignità alle vittime di assassini e di una cultura ancora tragicamente patriarcale che dopo un omicidio, lo giustifica in varie forme.
La passione appunto.
Ci vediamo costretti a richiamare la vostra attenzione sul manifesto di Venezia (che alleghiamo) e vorremmo ricordarvi il lavoro svolto dalla FNSI e dall’Usigrai su questo tema. Inoltre il manifesto di Venezia è parte integrante del nostro contratto come previsto dalla “CONVENZIONE RAI – UNIONE INDUSTRIALI ROMA – USIGRAI – FNSI PER L’ESTENSIONE DEL CONTRATTO NAZIONALE DI LAVORO GIORNALISTICO sottoscritta il 13 marzo 2018.
Vorremmo infine sottolineare che in queste circostanze la responsabilità ricade certamente sui vertici editoriali e purtroppo – all’esterno – su tutta la redazione. È necessario quindi che tutti tengano alta la guardia su principi che non sono negoziabili. Non esistono opinioni differenti da tollerare.
Il Comitato di Redazione Tgr Liguria