#Rai2016, le Istituzioni a difesa del Servizio Pubblico

Rai: giornalisti in Consiglio per salvare sede regionale di Venezia

(Arv) Venezia 29 apr. 2014 – Il Veneto farà da capofila tra le Regioni d’Italia per difendere l’informazione regionale della Rai e chiedere al governo di fare marcia indietro rispetto all’accorpamento delle attuali sedi regionali. E’ l’impegno assunto dal presidente del ConsiglioClodovaldo Ruffato, dai due vicepresidenti Matteo Toscani e Franco Bonfante e dai capigruppo (Lucio Tiozzo per il Pd, Federico Caner per la Lega e Pietrangelo Pettenò per Sinistra veneta, presente anche il consigliere Bruno Pigozzo) al termine dell’incontro con i giornalisti della sede regionale della Rai di Venezia, allarmati per la recente decisione del governo Renzi di sforbiciare il bilancio della Rai e di accorpare le sedi regionali. L’esecutivo, infatti, con il decreto Irpef del 19 aprile scorso, non solo ha tagliato 150 milioni dal bilancio della concessionaria del servizio pubblico ma ha anche cancellato l’obbligo per la Rai di avere una sede in ogni regione. “Una scelta – denunciano i rappresentanti del Comitato di redazione di palazzo Labia – che per un’azienda che deve fare della presenza nel territorio uno dei punti di forza della propria missione, va in controtendenza rispetto alla propria funzione storica e culturale di servizio pubblico e rispetto a quanto avviene in tutti i servizi pubblici europei”. Paolo Colombatti e Alberto Bragaglia, in rappresentanza dei colleghi della redazione Rai del Veneto, accompagnati da Massimo Zennaro, segretario del sindacato regionale dei giornalisti, hanno chiesto la solidarietà e l’appoggio della massima istituzione di rappresentanza dei veneti e di tutte le forze politiche per difendere “la possibilità e gli spazi di racconto del territorio regionale nel contesto nazionale”. Il Tgr del Veneto, con le sue tre edizioni – ha evidenziato il Cdr – è il più seguito tra i tg locali trasmessi in Veneto e vanta la maggiore audience territoriale tra i tg regionali della Rai, anzi fa addirittura da traino all’intero palinsesto di Rai 3 in Veneto: la classifica degli ascolti dimostra infatti che i telespettatori di Rai 3 in Veneto raddoppiano quando vanno in onda il telegiornale e i programmi informativi regionali, rispetto ai 200 mila telespettatori registrati in media dalla terza rete Rai in Veneto nella fascia di prima serata. “Non stiamo difendendo posti di lavoro o interessi corporativi – hanno concluso i due rappresentanti del Cdr – ma il diritto all’informazione regionale dei veneti e la vocazione e il radicamento territoriale del servizio pubblico radiotelevisivo. Con i circa duemila servizi radiotelevisivi riversati ogni anno dalla sede di Venezia alle testate nazionali il Tg e il radiogiornale del Veneto raccontano all’Italia problemi, potenzialità e identità di una regione importante, purtroppo a volte trascurata o incompresa dai grandi media nazionali”.

Conferenza dei Capigruppo della provincia di Trento
Sta creando preoccupazione il Decreto Legge n° 66 del 24 aprile 2014, che all’articolo 21 introduce notevoli cambiamenti per la RAI Servizio Pubblico: la riduzione di 150 milioni nel bilancio 2014, che si aggiungono al già oltre mezzo miliardo di evasione del canone; la vendita di RAI WAY, la società proprietaria degli impianti di trasmissione dell’azienda; la definizione di un nuovo assetto territoriale delle sedi regionali, con possibili soppressioni di sedi RAI sul territorio.
Per un’azienda che deve fare della presenza sul territorio uno dei propri punti di forza, ciò rappresenta un elemento profondamente negativo e, in chiave futura, un fattore di indebolimento della propria capacità di azione a favore della collettività.
Una scelta che ribalta la missione storica e culturale della RAI e la pone in controtendenza rispetto a tutti i Servizi Pubblici europei, e che ha fatto indire al sindacato dei giornalisti USIGRAI per l’8 ed il 9 maggio un’assemblea dei Comitati di redazione italiani della RAI aperta alla dirigenza, alla politica ed ai sindacati nazionali.
Val la pena ricordare che la sede regionale della RAI in Trentino Alto Adige è quella di Trento; mentre quella di Bolzano è autonoma. Anche se da un punto di vista industriale questa articolazione territoriale può sembrare ingiustificata, essa fotografa gli equilibri istituzionali della specialissima realtà locale.
La sua ragion d’essere risiede inoltre nella tutela delle minoranze.
In tal senso, i Presidenti dei Gruppi consiliari esprimono la loro preoccupazione per questa prospettiva di ridimensionamento del servizio radiotelevisivo pubblico sul territorio, e chiedono alla Giunta provinciale di attivarsi per salvaguardare la specificità trentina e per immaginare una possibile soluzione non solo a tutela dell’occupazione dei lavoratori della sede RAI locale, ma anche per un rafforzamento a tutela della libertà e pluralità di informazione in un contesto complesso come quello della nostra Regione.

Rai: accorpamento sedi, Odg del consiglio regione Puglia 
(Ansa) – Bari, 5 mag – Il consiglio regionale della Puglia “respinge la parte della spending review estesa alla Rai in cui si ipotizza l’accorpamento delle ventiquattro sedi regionali”.
Il no a tale misura è stato espresso attraverso un ordine del giorno approvato oggi all’unanimità’ dall’assemblea regionale e presentato dai componenti dell’ufficio di presidenza. in premessa si ricorda che l’attività di informazione radiotelevisiva costituisce “un insostituibile servizio di interesse generale e che la legge 112 del 2004 riconosce il valore dell’emittenza radiotelevisiva in ambito locale per valorizzare e promuovere le culture regionali o locali e la presentazione veritiera di fatti ed avvenimenti, in modo da favorire la libera formazione delle opinioni”. Il consiglio regionale pugliese nel documento ritiene “un autentico deficit di democrazia esercitare la scure sul pluralismo dell’informazione e la rappresentatività e visibilità delle attività sociali ed economiche locali, che risulterebbero fortemente indebolite, soprattutto nel mezzogiorno, che affronta la crisi con maggiore difficoltà” e per questo “respinge il progetto di accorpamento delle sedi regionali Rai dell’Abruzzo e della Puglia che Rsa).

Rai: Cdr Trento e Usigrai, dl Irpef mette a rischio sedi
Allarme sindacato che chiede incontro a istituzioni locali
(Ansa) – Trento, 29 apr – Il decreto Irpef varato lo scorso 19 aprile, “con il quale si introducono pesanti cambiamenti per la Rai servizio pubblico” mette a rischio, oltre al ruolo di servizio pubblico, anche le stesse sedi regionali, comprese quelle delle province autonome. lo scrivono comitato di redazione di Trento e l’esecutivo dell’Usigrai in una lettera, diffusa attraverso una nota, in cui chiedono un incontro urgente ai presidenti della regione trentino Alto Adige, della provincia di Trento e dei consigli regionale del trentino Alto Adige e provinciale di Trento.
“il primo pesante cambiamento – affermano – riguarda un taglio di 150 milioni di euro che peserà gravemente su un bilancio che già risente di importanti riduzioni dei costi e toglierà per la prima volta alla rai una certezza di bilancio già minata da una pesante evasione del canone. in conseguenza di ciò si ipotizza la vendita, seppur parziale, di società consociate, a partire da raiway, proprietaria delle nostre torri di trasmissione”.
“Ma ciò che inoltre ci preoccupa – aggiungono – è un ulteriore aspetto, ovvero la novità che riguarda le sedi regionali. il decreto infatti cancella l’obbligo per la Rai, previsto dalle attuali norme in quanto concessionaria di servizio pubblico, di avere una sede in ogni regione. una scelta che ribalta la missione storica e culturale della Rai. Questa decisione indebolisce fortemente la rai in vista del rinnovo della concessione del 2016”.
Secondo i sindacati nemmeno il comma 2 dell’articolo 21 del decreto metterebbe al riparo dalle chiusure: il rischio si aprirebbe anche per le sedi delle province autonome e con esse per l’indotto audiovisivo sul territorio.

Rai: Serracchiani, sede Fvg da salvaguardare
(ANSA) – TRIESTE, 6 MAG – Dopo una “pausa” di quasi 5 anni, si prevede a breve la riapertura del “tavolo di confronto” bilaterale per “analizzare e approfondire i temi di reciproco interesse tra Regione Friuli Venezia Giulia e Rai”. Lo ha annunciato la presidente Debora Serracchiani incontrando a Trieste il direttore della sede Rai FVG, Guido Corso, ed i rappresentanti dei Comitati di redazione delle Redazioni Italiana e Slovena.
Potrà essere proprio quel “tavolo” di lavoro l’occasione per ribadire, come ha detto Serracchiani, l’impegno della Regione per la salvaguardia per l’attività d’informazione giornalistica e le produzioni radiotelevisive in lingua italiana, slovena e friulana che la sede Rai Fvg deve continuare a svolgere.
Se, come Corso e i CdR hanno messo in luce, “è netta la preoccupazione per un  ridimensionamento o addirittura un accorpamento della sede Rai Fvg con un’altra struttura fuori regione, in considerazione dell’esigenza di maggiori risparmi da parte del servizio pubblico (come identificato nel “decreto Irpef” delle scorse settimane), deve però essere rispettato il patrimonio di conoscenza e la funzione informativa e culturale
svolta – è stato sottolineato – nei 50 anni di attività dalla sede Rai per il Friuli Venezia Giulia”.
La sede Rai Fvg, è stato rilevato, che con il suo centro di produzione, le sue strutture di programmazione e le redazioni giornalistiche continua a registrare dati di ascolto, sia
televisivi che radiofonici, tra i più alti e apprezzati d’Italia.

Interrogazione a difesa delle sedi regionali della RAI
Il sen. Vittorio Fravezzi (UPT), Vicepresidente Vicario del gruppo del Gruppo delle Autonomie al Senato, ha sottoscritto con Sergio Zavoli, il senatore Ruta ed altri, un’interrogazione urgente al Governo per chiedere garanzie sul futuro delle sedi regionali della Rai.
Il senatore Fravezzi, già membro della Commissione di Vigilanza Rai, ritiene necessario chiedere al Governo un impegno a difesa dell’informazione regionale della Rai che – come viene precisato nell’interrogazione – “negli anni è divenuta un punto di riferimento per i cittadini per la valorizzazione delle realtà locali e rappresenta uno dei pilastri del servizio pubblico: da sempre le sedi regionali raccontano il territorio dando voce a tutte le realtà, anche le più piccole e lontane, garantendo la pluralità dell’informazione”.
A fronte di un progressivo processo di centralizzazione e di verticalizzazione – aggiunge Il senatore Fravezzi – “il Gruppo delle Autonomie non può non schierarsi a tutela di un patrimonio che non è dello Stato, né dei partiti, ma è un bene di tutta la Comunità nazionale e delle tante realtà territoriali che, nell’informazione regionale del Servizio Pubblico, trovano espressione e valorizzazione”.
“Come Senatore della Repubblica e come rappresentate del Trentino-Alto Adige/Südtirol – conclude Vittorio Fravezzi – mi impegnerò affinché il processo di razionalizzazione dei costi, necessario anche all’interno della Rai, non parta dai rami più significativi dell’Azienda, vale a dire dalle sedi regionali o dal comparto strategico di Raiway”.

Roma, 07.05.2014

Allegato:

SENATO DELLA REPUBBLICA
INTERROGAZIONE URGENTE
Al Presidente del Consiglio dei Ministri, Al Ministro dell’economia e delle finanze, Al Ministero dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
ai sensi dell’art. 17, comma 1, della legge n. 112 del 2004, e dell’ 45, comma 1, del successivo decreto legislativo n. 177 del 2005, il servizio pubblico generale radiotelevisivo è affidato per concessione a una società per azioni, che lo svolge sulla base di un contratto nazionale di servizio stipulato con il Ministero delle comunicazioni e di contratti di servizio regionali e, per le province autonome di Trento e Bolzano, provinciali, con i quali sono individuati i diritti e gli obblighi della società concessionaria;
con il decreto legge n. 66 del 24 aprile 2014, il Governo, nell’ambito delle politiche di revisione della spesa, chiede alla Rai un impegno che vada a ridurre il trasferimento da parte dello Stato di 150 milioni di euro per l’anno 2014 attraverso scelte di efficientamento e cessione di quote di partecipate;
l’art. 21 del decreto legge 66/2014 prevede la modifica dell’art 17 della legge n. 112 del 2004 nella parte in cui si garantisce l’articolazione della società concessionaria in una o più sedi nazionali e in sedi in ciascuna regione e nelle province autonome di Trento e Bolzano; il nuovo testo elimina l’articolazione regionale e sopprime la norma che attribuisce alle medesime sedi autonomia finanziaria e contabile in relazione all’attività di adempimento degli obblighi di pubblico servizio ad esse affidati;
l’informazione regionale della Rai negli anni è divenuta un punto di riferimento per i cittadini per la valorizzazione delle realtà locali e rappresenta uno dei pilastri del servizio pubblico: da sempre le sedi regionali raccontano il territorio dando voce a tutte le realtà, anche le più piccole e lontane, garantendo la pluralità dell’informazione;
chiudere o accorpare le sedi regionali della Rai, che attraverso i TGR svolgono una funzione importante di tutela del diritto costituzionale dei cittadini ad essere informati sui vari aspetti della vita sociale, culturale e istituzionale, significa stravolgere e smantellare il sistema informativo pubblico regionale e locale e indebolire l’intero panorama informativo nazionale considerando che le edizioni nazionali dei telegiornali RAI sono composti in gran parte da contributi delle sedi regionali;
la logica, pienamente condivisa, degli interventi finalizzati a maggior efficienza, razionalizzazione, equità e rilancio del Paese non può essere applicata in un settore così delicato e strategico. Nei prossimi mesi le testate regionali Rai dovranno fare gli investimenti per completare il piano di digitalizzazione (una operazione che vede la sede di Campobasso tra le prime a partire in Italia) e che ha comportato un investimento complessivo di 500 milioni di euro -:
se il Governo nell’ambito delle politiche di spending review non intenda rivedere la norma che sopprime l’articolazione regionale della RAI-Radiotelevisione italiana Spa al fine di evitare che le sedi regionali della RAI siano chiuse o accorpate e garantire a tutti i cittadini il diritto all’informazione e a un servizio pubblico pluralista, libero e imparziale.
Roma, 6 maggio 2014

Giorgia Meloni (FdI-An): solidarietà ai dipendenti della sede Rai della Basilicata
Carissimi,
tengo particolarmente a far pervenire la mia solidarietà e quella di Fratelli d’Italia-Alleanza
nazionale ai dipendenti della sede Rai della Basilicata, un presidio di informazione pubblica e di
occupazione per tutta un’area della Nazione già duramente provata.
Inutile dire che in un quadro generale di taglio della spesa pubblica – parliamo di un
macigno da 830 miliardi di euro che grava sulle spalle degli italiani – è inevitabile che anche le
risorse destinate alla tv di Stato e a tutte le aziende pubbliche e partecipate debbano essere
ridistribuite e in molti casi riviste purtroppo al ribasso. Tuttavia, trovo singolare la scelta di questo Governo di partire dal taglio delle sedi locali, e dunque dal lavoro di coloro che certo non
guadagnano cifre da capogiro piuttosto che dagli stipendi spropositati dei vertici e dei dirigenti,
dai privilegi anacronistici e dai benefit, dai compensi milionari che lasciano spesso senza parole.
È questo è il tipico atteggiamento di chi fa pagare alle persone “normali” la totale mancanza
di coraggio nel metter mano agli sprechi e l’incapacità di scardinare i privilegi. E su questo,
ovviamente, FdI-An non potrà mai essere d’accordo, anche perché crediamo che la vera forza della
Rai non siano i nomi altisonanti che si alternano in prima serata per tutto il corso dell’anno. Quello
che realmente rende la Rai la “televisione di Stato” è la capacità di offrire all’Italia un servizio di
informazione completo e di qualità. E questo servizio è soprattutto il frutto del lavoro svolto
quotidianamente dalle sedi locali. Sono loro la vera fucina di informazioni che consente al nostro
popolo di conoscere i fatti del giorno ch Carissimi,
tengo particolarmente a far pervenire la mia solidarietà e quella di Fratelli d’Italia-Alleanza
nazionale ai dipendenti della sede Rai della Basilicata, un presidio di informazione pubblica e di
ocupazione per tutta un’area della Nazione già duramente provata.
Inutile dire che in un quadro generale di taglio della spesa pubblica – parliamo di un
macigno da 830 miliardi di euro che grava sulle spalle degli italiani – è inevitabile che anche le
risorse destinate alla tv di Stato e a tutte le aziende pubbliche e partecipate debbano essere
ridistribuite e in molti casi riviste purtroppo al ribasso. Tuttavia, trovo singolare la scelta di questo
Governo di partire dal taglio delle sedi locali, e dunque dal lavoro di coloro che certo non
guadagnano cifre da capogiro piuttosto che dagli stipendi spropositati dei vertici e dei dirigenti,
dai privilegi anacronistici e dai benefit, dai compensi milionari che lasciano spesso senza parole.
È questo è il tipico atteggiamento di chi fa pagare alle persone “normali” la totale mancanza
di coraggio nel metter mano agli sprechi e l’incapacità di scardinare i privilegi. E su questo,
ovviamente, FdI-An non potrà mai essere d’accordo, anche perché crediamo che la vera forza della
Rai non siano i nomi altisonanti che si alternano in prima serata per tutto il corso dell’anno. Quello
che realmente rende la Rai la “televisione di Stato” è la capacità di offrire all’Italia un servizio di
informazione completo e di qualità. E questo servizio è soprattutto il frutto del lavoro svolto
quotidianamente dalle sedi locali. Sono loro la vera fucina di informazioni che consente al nostro
popolo di conoscere i fatti del giorno che avvengono nella nostra Nazione e dai quali attingono
tutti i grandi tg nazionale. Mettere a rischio questa risorsa e penalizzare i lavoratori non è certo una grande revisione della spesa pubblica.

Un caro saluto.

Giorgia Meloni