#WPFD 2013: Internet bene comune da difendere

Le tecnologie fondamentali di internet, dal protocollo IP al codice che Tim Berners-Lee ha scritto per il World Wide Web, hanno avuto il successo incredibile che è sotto gli occhi di tutti, essenzialmente, perché sono state rilasciate in pubblico dominio e garantendo alla rete la sua condizione di neutralità rispetto ai contenuti che vi si pubblicano e alle piattaforme vi si sviluppano o alle applicazioni che vi possono girare.

E’ per questo, in fondo, che internet è una tecnologia “a prova di futuro” come ha detto una volta Vint Cerf. Perché è una tecnologia che abilita chi abbia una visione a realizzarla senza particolari costrizioni. Qualunque visione, anche completamente imprevista, è possibile sulla rete. In un certo senso, internet non ha paura dell’imprevisto, anzi lo accoglie e lo facilita.

I vent’anni passati hanno dimostrato che una tecnologia intesa come bene comune ha la possibilità di generare un valore immenso. Questo non significa che le tecnologie proprietarie siano di per sé sbagliate. Significa che la valorizzazione di qualunque tecnologia è massimizzata dalla libertà di innovare che è concessa da un ambiente tecnologico fondamentalmente aperto. In un contesto del genere, il valore di ogni elemento genera il valore dell’insieme e viceversa. La simbiosi in rete è vincente. Le logiche win-win sono condizione per il successo.

Ma il bene comune è una ricchezza da manutenere e salvaguardare, nella consapevolezza che serve a tutti. Il rischio di ipersfruttamento o di incuria è sempre dietro l’angolo.

Che cosa rischia internet?

1. Un problema è che alcune tecnologie proprietarie possono diventare davvero potenti e mettere a rischio il bene comune: se tutto il traffico dovesse spostarsi su piattorme proprietarie potentissime, e ormai ce ne sono, fino a rendere inutile continuare a investire per la manutenzione della dimensione aperta della rete, la dinamica innovativa assumerebbe tutto un altro significato.

2. Un altro problema è che le strutture economiche messe in discussione dall’innovazione possono decidere di combattere la rete con ogni mezzo, imponendo freni legali e culturali alla diffusione delle tecnologie digitali.

3. Un terzo problema è la possibilità che gli stati autoritari contagino quelli democratici nella volontà di controllo della rete, attraverso una competizione al ribasso sulla libertà di espressione e innovazione condotta a suon di guerre cybernetiche e attacchi alla sicurezza delle attività internettiane.

4. Infine, un problema può emergere dalla crescita dell’internet mobile che da tempo supera la crescita dell’internet fissa: bisogna infatti sapere che nell’internet mobile non c’è neutralità della rete. E se questa tendenza dovesse continuare fino a diventare largamente maggioritaria, un principio fondamentale dell’internet originaria, che ne ha garantito la dinamica innovativa, potrebbe essere messo in discussione.

Sono rischi, non certezze. Fintantoché gli internettiani saranno consapevoli del valore dell’apertura e della neutralità per la capacità innovativa della rete, i tentativi di cambiare radicalmente la situazione saranno contrastati.

Luca De Biase, Nova24 – IlSole24Ore