Usigrai, lanciamo insieme il progetto #OpenRai

Il video integrale dell’intervento del segretario dell’Usigrai, Vittorio Di Trapani, in Commissione di Vigilanza:

Il testo dell’intervento di Vittorio Di Trapani:

Presidente, Commissari,

innanzitutto grazie per aver accettato la nostra richiesta di audizione alla luce del decreto 66/2014. Prosegue da parte della vostra Commissione il metodo di ascolto, dialogo, confronto, che noi riteniamo decisivo per costruire una Rai migliore.

Lo dimostra il percorso che avete adottato sul Contratto di Servizio. Al termine di numerose audizioni avete approvato emendamenti che rendono il testo migliore, a partire dalla cancellazione del cosiddetto bollino blu, alla reintroduzione dell’intrattenimento tra i generi di Servizio pubblico, fino al percorso di rinnovo della Concessione.

Ma prima di entrare nel merito sento il dovere di ricordare che oggi per tutti le lavoratrici e i lavoratori della Rai è un giorno particolare: alcune sigle hanno scelto di scioperare, altre – come la nostra – hanno sospeso le procedure. Ma tutti, indistintamente, seppur con strumenti diversi, condividono un unico obiettivo: difendere, riformare, rilanciare la Rai Servizio Pubblico.

Una scelta, lo sciopero, che merita rispetto. Rispetto che purtroppo è mancato nelle parole del presidente del Consiglio quando ha definito “umiliante” quella iniziativa. Rispetto che noi portiamo per le sigle sindacali, le lavoratrici e i lavoratori che oggi hanno rinunciato a una giornata del loro stipendio per difendere il Servizio pubblico.

Ora entro nel merito del decreto. E parto dal taglio di 150 milioni di euro. Un provvedimento che riteniamo sbagliato nel merito e nel metodo. Non restituisce un solo euro ai cittadini che hanno pagato il canone, non interviene su sprechi e inefficienze.

Ad oggi infatti tutto ciò si è scaricato – come al solito – sul prodotto e sui più deboli.
Dopo aver investito milioni di euro sui diritti sportivi per i mondiali, ad esempio, c’è stata infatti una drastica riduzione delle spedizioni tv e radio. Ne risentirà inevitabilmente il racconto della Rai, la tv di tutti e per tutti. A vantaggio delle pay tv, ovvero la tv per coloro che possono sostenerne costi di abbonamento.
Si è interrotto il tavolo di confronto sindacale per regolamentare il giornalismo nelle reti, e risolvere quindi la situazione di decine e decine di colleghi – partite iva, programmisti, assistenti – che fanno lavoro giornalistico senza contratto giornalistico.
E hanno subìto un rallentamento le procedure per la selezione pubblica per giornalisti: l’occasione per 5mila colleghe e colleghi che si sono candidati a entrare in Rai sulla base del merito. Così come avviene ormai da anni grazie all’impegno dell’Usigrai.

Il taglio è imposto senza un contestuale intervento sull’evasione del canone: 500 milioni di euro all’anno. Ricordiamo poi che la Rai vanta nei fatti un credito nei confronti dello Stato pari a oltre 2 miliardi di euro. Ogni anno infatti lo Stato versa 300 milioni di euro in meno rispetto ai costi che la Rai sostiene per l’assolvimento di obblighi di Servizio Pubblico. Il precedente Consiglio di Amministrazione aveva infatti scritto all’azionista per rivendicare il credito, come atto di autotutela. Riteniamo indispensabile che lo faccia anche l’attuale CdA.

Ma ciò che è ancor più grave è che il decreto introduce il precedente di un governo che mette le mani nel bilancio dell’azienda di Servizio Pubblico. Un atto che riteniamo illegittimo, per le motivazioni espresse nel parere pro veritate che abbiamo chiesto al professor Alessandro Pace (già presidente dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti) – e che consegno alla presidenza della Commissione. Un atto che mette a rischio la libertà e l’indipendenza del Servizio Pubblico, così come denunciato dall’Ebu nelle lettere inviate al presidente della Repubblica e al presidente di questa commissione. Noi crediamo che il governo italiano – ancor di più il governo che si appresta a guidare il semestre europeo – debba una risposta chiara su questo punto all’Associazione che riunisce i principali Servizi pubblici europei.

In questo senso, è grave e sbagliato il ritardo con il quale Dg e CdA Rai stanno valutando l’ipotesi del ricorso. Gli amministratori hanno come primo dovere quello di difendere il patrimonio aziendale.

Se l’azienda decidesse di non agire, l’Usigrai conferma la propria intenzione di rivolgersi alle autorità competenti per accertare l’illegittimità del taglio e richiamare ciascuno alle proprie responsabilità.

Eppure, il Direttore Generale si è affrettato a farsi dare il via libera dal CdA al collocamento in borsa di quote di RaiWay e alla scrittura di un nuovo piano industriale. Innanzitutto c’è una grande incongruenza che Viale Mazzini dovrebbe chiarire: se intende reperire i 150 milioni attraverso la quota di RaiWay, risolvendo così l’improvviso buco in bilancio, qual è la necessità di fare un nuovo piano industriale?

Ma, soprattutto, come può un capo azienda scrivere un piano industriale senza che l’azionista gli abbia chiarito tempi e margini del suo mandato.

In sostanza, prima il governo deve rispondere alla domanda “Quale Servizio Pubblico per il futuro dell’Italia?” e solo dopo sarà possibile immaginare una riorganizzazione, coerente con gli obiettivi fissati.
Riconosciamo come positivo il chiarimento avvenuto sull’art.20 che avrebbe comportato per la Rai un ulteriore taglio tra i 50 e i 70 milioni di euro quest’anno.
Sul tema delle sedi regionali, troviamo positiva la conferma della presenza in tutte le regioni di redazioni Rai e di strutture adeguate alla specifica programmazione: mettere a rischio la presenza capillare sul territorio avrebbe significato mettere a rischio uno dei pilastri dei Servizi pubblici in tutta Europa. Ringraziamo per questo tutti coloro che si sono mobilitati a livello regionale, le redazioni e i Comitati di Redazione, la Conferenza delle Regioni e dei Consigli regionali, i parlamentari che hanno proposto l’emendamento e tutti coloro che lo hanno votato.

Se invece si vuole mettere in risalto un problema immobiliare (prova tangibile anche dell’efficientamento avvenuto negli anni precedenti), lo si affronti con serenità, caso per caso, e si valuti rispetto alle specifiche esigenze. Ciò che non può mai essere messa in discussione è la presenza capillare su tutto il territorio di ogni singola regione.
Per questo continueremo a tenere la massima attenzione, convinti che l’informazione di prossimità sia pilastro indispensabile e irrinunciabile del Servizio Pubblico. E per questo offendono i numerosi errori e orrori che abbiamo letto in queste settimane sulle sedi regionali.

Resta invece aperta l’ipotesi di vendita di quote, seppur di minoranza, di RaiWay. Una scelta errata. Strategicamente errata. Vendere perché costretti da un taglio di 150 milioni, e farlo in 6 mesi, costringe nei fatti a una svendita. Anche il vice ministro Morando dinanzi a questa commissione ha riconosciuto che “se si deve vendere per forza, non si è liberi di partecipare a una contrattazione adeguata sul prezzo”.

Per di più con la concreta possibilità che competitor della Rai possano acquisire azioni della nostra società che distribuisce il segnale.

Aggiungiamo anche che il fatto di dover riconoscere dei dividendi ai soci, provocherà un aggravio dei costi per RaiWay.

Allora si faccia chiarezza: è l’azienda che vuole vendere? Spieghi il perché e cosa intende fare con i fondi ricavati dalla vendita.

E’ il governo che vuole la vendita? Prima spieghi qual è la visione strategica per il Paese sul tema delle reti di trasmissione. E’ vero che negli altri Paesi europei, il Servizio Pubblico non detiene le torri di trasmissione, ma si omette di dire che nessun soggetto fornitore di contenuti le detiene. Anzi in molti casi c’è un esplicito divieto di sovrapposizione. Allora, se è questo ciò che il governo ha in mente, è necessario esser chiari. In sostanza se il governo punta al gestore unico, lo dica con chiarezza. Ma a tutti i soggetti sul mercato. Nessuno escluso. Se invece se ne colpisce solo uno, vuol dire costringerlo in una posizione di debolezza rispetto ai concorrenti.
Atto ancor più grave per la solidità del Servizio Pubblico in un momento storico di grande evoluzione per tutto il sistema delle telecomunicazioni: lo sviluppo del dvb-t2, dell’ip-tv, della mobile tv, della banda larga e dell’asta per le frequenze per la banda larga mobile.
Perché invece di ipotizzare vendite, non si riflette sul ruolo decisivo che il Servizio Pubblico può avere a beneficio del sistema Paese per abbattere il digital divide sia televisivo che di accesso alla rete.

Per queste ragioni, l’Usigrai resta contraria all’ipotesi della vendita. Crediamo che si possano e si debbano trovare strade alternative a RaiWay.

In uno spirito costruttivo, l’Usigrai allora avanza una proposta. La Rai deve essere una casa di vetro. Trasparente. Allora, si inauguri una Commissione di indagine e di proposta sui conti della Rai per fare una vera e completa revisione della spesa. Alla quale l’azionista e il parlamento (la Commissione di Vigilanza in particolare) parteciperanno nelle forme e nei modi che riterrete opportuni, ma alla quale devono partecipare anche le lavoratrici e i lavoratori attraverso i loro sindacati. In 30 giorni è possibile fare un lavoro approfondito per andare a ricercare sprechi e inefficienze (senza nessuna esclusione, anche del settore giornalistico), che noi per primi chiediamo di combattere ed eliminare, e trovare quindi una soluzione alternativa alla vendita di RaiWay.

Alla luce di tutti questi fatti perché l’Usigrai ha sospeso lo sciopero di oggi? Trascurando alcune ricostruzioni fantasiose di questi giorni, ricordo rapidamente i fatti.

La questione del decreto è stata posta immediatamente, con forza, dal sindacato dei giornalisti della Rai. A dire il vero, all’inizio, in assoluta solitudine. Anche grazie all’assemblea aperta tenuta l’8 maggio a Roma – alla quale alcuni di voi hanno avuto la cortesia di partecipare – la questione ha assunto grande rilevanza. Quell’assemblea avanzò alcune richieste chiare:

  1. Anticipare il rinnovo della Concessione di Servizio Pubblico dal 2016 al 2014
  2. Allontanare i partiti e i governi dal controllo della Rai.
  3. Intervenire sull’evasione del canone. E abbiamo anche avanzato la proposta di un “canone sociale”, quindi progressivo sul reddito.
  4. Riforma profonda della Rai.

Dopo giorni di tensione e la proclamazione dello sciopero (che – vorrei ricordarlo – arriva dopo che il Dg della Rai dinanzi a questa Commissione annuncia il ridimensionamento del Servizio Pubblico e conseguenti tagli all’occupazione), il governo – attraverso il sottosegretario Giacomelli – annuncia: l’anticipo della Concessione di due anni, la riforma delle fonti di nomina dei vertici e la riforma del canone.

Rispetto a queste aperture, l’Usigrai ha deciso di andare a vedere le carte. Ora vedremo se il governo si mostra all’altezza della sfida del cambiamento che noi abbiamo lanciato, o se invece si limita solo ad annunci.

Ecco perché la nostra protesta è solo sospesa.

Sarebbe utile in questo senso, ad esempio, sapere se sono depositati in parlamento disegni di legge per la riforma dei criteri di nomina dei vertici.

Su questi temi la Commissione di Vigilanza può avere un ruolo propulsivo decisivo. Vale la pena, ad esempio, porsi una domanda: se l’intenzione del governo è rinnovare la Concessione già quest’anno, ha senso varare un Contratto di Servizio che resterebbe in vita solo pochi mesi? Perché invece non attualizzare quel testo proprio nell’ottica del rinnovo della Concessione?

Perché non utilizzare il testo della Commissione come uno dei documenti, delle proposte, sulle quali aprire il confronto pubblico per costruire la nuova Rai.

Insomma, e concludo, l’obiettivo che ciascuno di noi – governo, parlamento, azienda, sindacati – dovrebbe avere è restituire la Rai ai cittadini. Questo è ciò che l’Usigrai vuole e chiede da tempo. Per questo vogliamo una Rai diversa, nuova, radicalmente cambiata. Per questo riteniamo che sia indispensabile chiedere proprio ai cittadini che Servizio Pubblico vogliono.

Lanciamo insieme, da qui, oggi, il progetto #OpenRai: una Rai aperta, una Rai costruita con il contributo di tutti, una Rai trasparente. Noi come sindacato lo stiamo facendo in queste settimane in un percorso – non sempre facile, ma che percorriamo con grande determinazione – di confronto con tutte le redazioni – tuttora in corso – su proposte di autoriforma. Lo stiamo facendo e lo faremo tramite assemblee ma anche attraverso un forum in rete sul sito dell’Usigrai che sarà attivo nei prossimi giorni.

E sempre sul sito dell’Usigrai, #OpenRai sarà anche un forum aperto a tutti i cittadini per ascoltare le loro idee, proposte, progetti per la Rai di domani.

Chiederemo – anche formalmente – all’azienda di farlo aprendo – anche fisicamente – ai cittadini le proprie sedi per mostrare la Rai come è la loro Rai, e chiedere loro cosa si aspettano dal Servizio Pubblico del futuro.

Chiediamo oggi a voi, al Parlamento, di farlo aprendo il dibattito sulla Concessione 2014 (sì, 2014).

Chiediamo al governo di fare lo stesso. Ascoltando tutti.
Il dibattito, l’ascolto, il confronto, saranno elementi indispensabili al tavolo trilaterale (istituzioni-azienda-sindacati) che abbiamo proposto e che torniamo a chiedere si apra con urgenza per costruire la Rai multipiattaforma e cross mediale.

#OpenRai. Per costruire una Rai nuova. Di tutti. Per tutti. Nessuno escluso.

Vittorio di Trapani
Segretario Nazionale Usigrai