Dopo Lucia Goracci, questa sera è toccato a Jacopo Cecconi, inviato a Udine per seguire la partita di calcio tra Italia e Israele, finire al centro di un linciaggio mediatico del tutto ingiustificato e inqualificabile.
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Ecco le sue parole, in riferimento alle proteste in corso prima del fischio d’inizio:
“Da questa piazza arriva il messaggio che questa partita non si dovesse giocare, che Israele dovesse essere esclusa dalle competizioni.
Allo stadio ci saranno 10mila persone, circa la metà della capienza.
L’italia ha la possibilità di eliminare Israele almeno sul campo vincendo”.
Nessuna allusione a vicende politiche, solo il riferimento a questioni di campo: la nazionale di calcio, infatti, può battere Israele sul rettangolo di gioco anziché aspettare i risultati degli altri incontri o l’esclusione a tavolino da parte della Fifa, ipotesi circolata nelle scorse settimane.
A questo si riferiva Cecconi.
Chi vuole dare letture diverse è evidentemente in malafede e tenta di distogliere l’attenzione dai veri problemi della Rai che in questi giorni sono al centro dell’attenzione.
Attacchi volutamente scomposti e fuorvianti che utilizzano temi dolorosi per colpire professionisti stimati sono e saranno sempre respinti e non ci vedranno restare in silenzio.
Quel silenzio inaccettabile che, al contrario, mantengono i vertici dell’azienda in merito all’intervento della direttrice dell’Ufficio Stampa Rai. Sull’argomento e sul ruolo del giornalismo nel raccontare il conflitto ha espresso una posizione chiara e precisa. Rinnoviamo la domanda:
é questa la stessa posizione della Rai?
Esecutivo Usigrai








