L’ipotesi di Ranucci a La7 con il suo programma sarebbe una ulteriore perdita per la Rai. Se ora anche Ranucci fosse costretto ad andare via vorrebbe dire che questa Rai davvero non ha in mente alcun tipo di rilancio del servizio pubblico ma una Rai sempre più al seguito di quella parte di politica che vive il giornalismo di inchiesta come un intralcio.
Noi crediamo che l’informazione sia un cardine della democrazia e della libertà. Per questo siamo contro ogni censura; da qualunque parte arrivi. Per questo motivo sosteniamo il giornalismo di chi fa domande e di chi, tra mille rischi e difficoltà, sceglie ancora di raccontare i fatti.
La stagione televisiva appena iniziata evidenzia tra l’altro la difficoltà del servizio pubblico rispetto ai competitor privati. Evidentemente il cambio di narrazione evocato dai vertici Rai non sta portando alcun risultato apprezzabile in termini di gradimento dell’offerta. Non funzionano le nuove proposte della Rai meloniana, termine che possiamo ritenere ormai sdoganato dopo la vicenda del possibile passaggio del direttore del tg1 a Palazzo Chigi e il ricollocamento di un ex ministro in una sede di corrispondenza Rai.
Esecutivo Usigrai








